Il Patrimonio

Il passaggio generazionale nelle aziende

IL PASSAGGIO GENERAZIONALE NELLE IMPRESE

Il passaggio generazionale in azienda e come gestirlo: un momento decisivo per assicurare durata e successo di un’attività soprattutto se si tratta di un’impresa famigliare. Le imprese famigliari sono un tratto distintivo della nostra economia e del suo successo. Preservare questo grande patrimonio è spesso difficile. Se il passaggio generazionale nella gestione dell’impresa, qualche volta, ha esito positivo tra i primi fondatori e i loro figli, è assai più difficile riesca a perpetuarsi di generazione in generazione.

In questo quadro, è importante per i gruppi industriali a conduzione famigliare, sviluppare una strategia a lungo termine per la conservazione della ricchezza, garantendo l’equilibrio tra le esigenze del presente e le ambizioni future. E’ quindi necessario definire un programma mirato a:

  • preservare l’eredità garantendo l’armonia tra i membri di famiglia, con una giusta distribuzione della ricchezza e senza ledere i diritti degli eredi legittimi.
  • assicurare la sostenibilità del business con il passaggio alla generazione successiva, organizzando un piano di successione ottimale per garantire la continuità generazionale senza difficoltà.

IL TRUST E IL PASSAGGIO GENERAZIONALE IN AZIENDA

L’istituzione di un trust con il trasferimento delle quote societarie al trustee, può essere lo strumento più idoneo a realizzare il passaggio generazionale in azienda assicurando una successione ordinata, super partes e disciplinata dalle previsioni dell’atto istitutivo.

Consente di evitare, che, il frazionamento del capitale nelle mani dei discendenti possa creare situazioni di stallo o, peggio, di conflitto con importanti ricadute sull’operatività dell’azienda. Realizza infatti quella regolamentazione della governance che mette al riparo la proprietà da possibili crisi amministrative.

I BENEFICI FISCALI

L’utilizzo di questo strumento in tale ambito, consente altresì, di godere del beneficio fiscale inserito nel Testo Unico sulle successioni e donazioni all’art. 3 comma 4 ter.

L’ istituzione di un trust a favore dei discendenti e/o del coniuge (eredi riservatari) non è infatti soggetto all’imposta sulle successioni e sulle donazioni qualora abbia ad oggetto aziende o rami di esse, quote sociali e azioni, se vengono rispettate le seguenti condizioni:

  1. il trust abbia durata non inferiore ai 5 anni,
  2. i beneficiari finali siano i discendenti e/o il coniuge del disponente,
  3. il trust non sia discrezionale o revocabile, vale a dire che non possono essere modificati i beneficiari finali dell’azienda o delle partecipazioni trasferite in trust.

L’istituto del trust consente quindi, attraverso il trasferimento del capitale di controllo al trustee con atto istitutivo che rispetti le condizioni indicate, l’esenzione dall’imposta sulle successioni e donazioni al momento del trasferimento del fondo in trust ai beneficiari finali.

Il capostipite deve spossessarsi in via definitiva delle sue quote destinandole al termine del trust ai (discendenti e/o coniuge) beneficiari che sono definiti “vested”: le loro posizioni devono cioè essere fisse e non modificabili.

La formula prevista dal legislatore è rigida e va osservata con rigore. Pena la decadenza dal beneficio previsto. La ratio della disposizione agevolativa è proprio quella di favorire la continuità nella gestione aziendale e di scongiurare la cessazione dell’attività economica a causa delle conflittualità che molto spesso si generano tra eredi.